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Moreno Tonioni

Moreno Tonioni

La felicità, nella sua forma migliore, non è altro che una intima condizione interiore... Intima, personale e indipendente dagli altri.

Oriella Del Col
RIP

Contributi: Editing -  Commento critico

 

 

L'Arcobaleno del Nero non è certo un romanzo, ne' un documentario su Milano e neppure un trattato di esoterismo.
L'Arcobaleno del Nero" è quella tanto geniale quanto ineffabile storia fantasy, capace di miscelare in perfetta alchimia, le leggende gravitanti su antiche vestigia milanesi, con l'atavico bisogno umano di interpretare l'arcano.
La storia snoda partendo da una genesi riformata, che matura nell'ospite quella coscienza diversa che diverrà rivelatrice dell'inesplicabile.
La narrazione scorre impetuosa fra le vestigia di una Milano inimmaginata, in cui i vari personaggi s'avvicendano e intersecando orientano le gesta della protagonista.
Questa storia, grazie all'originalità del narrato e all'immediatezza dei dialoghi, sarebbe certo la perfetta trama di un film di grande successo. Consigliato a chi alzandosi la mattina non rifiuta di porsi delle domande e a mettersi in gioco, con sguardo curioso e mente aperta all'oltre.                                Moreno Tonioni (never-more)​

RIP Oriella

Annamaria Barone

Contributi: Editing - Grafica di copertina - Stampa

 

Un incontro inaspettato, una musica che scioglie le corde dell’anima e il desiderio di crederci ancora, di raccontare a qualcuno il proprio passato, per lasciarselo finalmente alle spalle, con tutta la sua bellezza, con tutto il suo dolore. E sarà un’avventura incredibile seguire Eva nella sua Gallipoli natia, e poi  ritrovarla a Bologna, una” biscottaia” in un negozietto che sembra uscito da una fiaba. Ed incontrare poi personaggi straordinari, come nonna Brina, così piccola e forte come una roccia, Maria Lucrezia, implacabile e terribile, Fausto e Giustina, un’anziana coppia che hanno avvolto Eva di vero, incondizionato amore, e poi Emilia, Emanuele, Mara, e Alberto. Un cammino lungo più di vent’anni, una storia che lascerà il segno, fino all’epilogo, inaspettato e quel bagno, nelle acque limpide di Gallipoli, sotto la pioggia… laddove la “saggezza dell’onda” poserà sul suo grembo la verità che tanto aveva atteso.​

(Prefazione in quarta di copertina)

Calogero Pettineo

Contributi: Commento critico

 

L’autore di questo “volume”, giunto oltre il crinale che segna il passaggio al maturo poetare, si ritrova, oltre che marito e padre, nonno.
Egli, felicemente avvolto in questo circolare abbraccio, raccoglie dal pensiero la parola, realizzando la silloge che vado ad illustrare.
Il Pettineo siede i pensieri e aprendosi all’introspezione si pone beato  verso il raro e prezioso dono che l’investe, intessendo con la parola preziosi versi d’amore.

Grato alla vita per il dono ricevuto, omaggia la sua amata compagna, moglie e madre dei suoi figli.
Un uomo ed una donna che una volta incontratisi si influenzeranno sino al compenetrarsi, divenendo parte del medesimo respiro.

Questi, affinandosi, percorreranno affiancati il medesimo sentiero di vita, condividendone, coesi e fiduciosi, le gioie ma pure i dolori e le difficoltà che il vivere impone.

“Linee parallele” è anche incipit e titolo della prima poetica facente parte di questa gentile silloge, suggerendo al lettore di cosa andrà a leggere.

 

[…] due linee parallele

per non ritrovarsi mai da soli

nel cammino dell'apparenza

quando quello scrutare un dì distante

ad un tratto ci è cosi vicino

 

Carl Gustav Jung  affermava che l'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche: se c'è una qualche reazione entrambi ne verranno trasformati, mutandosi in un’unica, seppur scissa, identità.

Sempre Jung, affermava che questi individui, capaci di un’alchemica unione, generando nuova vita, quindi figli, saranno proiettati inconsciamente in un più profondo intendere della relazione matrimoniale, rafforzando la loro unione nell’amorevolezza che proietteranno sulla loro discendenza, e rafforzandosi ulteriormente in essa.

 

[…] e curva commossa la voglia

di urlare, sorridere, scrivere,

cullar corso come una foglia,

offrendo vita senza barriere.

 

Linee parallele è squisito omaggio d’amore, intessuto con versi liberi di pregevole fattura.
La dinamica della parola scorre fluida, scapicollando quell’illuminata metafora che, accogliente, invita ad una successiva rilettura.

Il Pettineo, grazie all’abile uso del linguaggio genera una trama di rara bellezza, sorprendentemente fruibile grazie all’immediatezza con la quale precipita e sorride all’anima del lettore.

 

Ti sento addosso

come una coperta d'inverno

come un'ape sul fiore

come una rosa tra le dita[…]

 

Moreno Tonioni (never-more)

Contributi: Grafica di copertina

​Editing - Stampa 

 

Raccolta dei testi e delle immagini (Foto, racconti e poesie) partecipanti alla terza edizione del Concorso di Poesia "Mani in Volo"

Mara Zilio
Mani in volo

Contributi: Grafica di copertina

 

 

Silloge di Poesia

​Curatore: I. Sparagna

Editore: Stravagario

Anno edizione: 2016

Pagine: 62 p., Brossura

EAN: 9788896349168

Nadia De Stefano

Contributi: Prefazione

 

Redigere e curare la prefazione di un libro, quando si tratta di narrativa, risulta un compito  abbastanza semplice: si delineano gli scenari e il loro progressivo scorrere evidenziando le peculiarità e la tecnica dello scrittore. Assai diverso è l’approccio che il “curatore” deve avere nei confronti di una raccolta di poesie. Non trattandosi di prosa, questi, per meglio adempiere al proprio compito, deve penetrare e violare l’intimo del poeta insinuando prepotentemente e violentemente la propria anima.

“Itaca, la casa di mio padre”  è l' eloquente titolo di questo diario.
Diario sì, perché l’autrice, colta dallo tsunami impostogli dalla vita, verga, giorno dopo giorno, l’avvicendarsi delle emozioni che la travolgono.

Non vi nascondo che più volte la commozione mi ha colto durante questo mio percorso.

In apertura, immediatamente dopo il titolo, colpisce un chiaro riferimento all’immutabile, all’inevitabile che compare nelle vesti della più orrida delle Parche:

“Arriverà Atropo

con le sue cesoie

a bussare alla porta

di mio padre”.

Già solo questo accende a dismisura la mia sete di sapere cosa mai l’autrice intenda esternare, spingendomi a leggere frettolosamente e avidamente quell’incedere di versi che da una poesia precipitano nell’altra svelando il filo conduttore di questo diario di viaggio, di vita, di ricordi. Rileggo, ora con più calma, sottolineando le parole, i versi, le emozioni.

“Ritorno zingara di sentimenti

e fragile di luoghi”.
Il verseggiare della De Stefano mi avvolge di grazia. La metafora, veicolo obbligato del miglior poetare, è raffinata, elegante, semplice da comprendere ma mai banale. I versi si scapicollano fluidi e gioiosi quasi volessero sfuggire allo struggimento del sofferto narrato. La padronanza della parola, l’abile scelta delle cadenze si armonizzano generando un susseguirsi di liriche di preziosa fattura.

Non è Ulisse che ritorna, non c'è Penelope ad attenderlo e non v’è Odissea alle spalle. C'è una donna, una madre, una figlia, che tornata al paese natio per assistere il padre malato, si trova a dovere fronteggiare gli “irrisolti” che in giovane età la portarono altrove.
“Vorrei avere ancora il tempo

per poterti parlare

di ciò che ci ha fatto distanti

nel nostro vivere”

Se nell’aprire questo libro, pensaste di trovarvi a leggere  una delle tante “raccolte” di liriche cadreste in errore. “Itaca, la casa di mio padre” è molto più di una semplice silloge poetica. È un abaco, una tavola di conto dove gesta incompiute e parole non dette scontrano i ricordi del passato con una realtà amplificata dagli avvenimenti. Le poesie di questa raccolta vi disegneranno, a colori, le vecchie mura scrostate, le ruvide mani dei pescatori intenti a riparare le reti, quei tramonti che mai cessano di incantare. I luoghi descritti prendono forma al punto che non solo vi parrà di viverli, ma ne sentirete pure profumi e olezzi.
Se sono i luoghi a farla da padrone in questo narrare lirico, è nelle figure di mamma e papà la chiave di lettura dell’insieme.

“Sono diventata donna

all’ombra assente

di mia madre”

Non voglio andare oltre in questa mia. Mi fermo per non privare il lettore della sorpresa, dell’incanto e della struggente bellezza di questo “romanzo in lirica”. Mi fermo anche per pudore, perché se nella narrativa è la fantasia a padroneggiare, nella poesia è l’intimo dell’autore che si racconta nello scandire degli avvenimenti.
Invito chi leggerà a farlo con il medesimo tatto, sapendo sin d’ora di avere certezza di emozioni che con tutta probabilità egli stesso ha vissuto.

In fin dei conti cos'altro è la poesia se non “un abito in tessuto elastico e aderente, capace di indossare qualunque taglia, qualunque anima, qualunque gioia o dolore”.

Chiudo questa mia augurando all’amica Nadia tutto il bene che posso immaginare, e perché no, augurandogli che il passato abbia a abbigliarsi con i colori di un dolce ricordo.

Contributi: Cenni biografici dell'autrice.

 

Rita Cottone nasce a Tripoli di Libia nel dicembre del 1964.
Sposata e madre orgogliosa di due splendide ragazze e figlia fiera di genitori esemplari, vive a Napoli ove per professione insegna scienze motorie in un istituto a indirizzo scientifico.


La Cottone dice di se stessa,  "" non mi sento d'essere una poetessa, credo d'essere semplicemente una donna che esprime con la parola le più recondide emozioni dell'anima"". Ed questo è effettivamente quanto il lettore attento avrà in dono dal leggere la produzione di questa solare e gentile autrice.

 

Leggere la poesia di Rita porta a conoscere la squisitezza caratteriale di un poeta capace di sublimare con la parola quei sentimenti che comunemente mortificano e addolorano l'anima, un lutto, un abbandono o una cocente delusione.
I suoi testi nascono da abili intrecci di metafore di semplicità e bellezza talvolta disarmanti nella loro capacità di ingentilire i sofferti narrati sino a mutarli in gioiose visioni.
Se volessimo ravvisare in un poeta un pianeta, ebbene sarebbe il sole con il suo calore e la sua luce a rappresentarla. Se volessimo paragonare in un elemento la sua poesia questi sarebbe acqua che nutre e disseta, epurando lo spirito dalle lordure che affliggono indistintamente ogni uomo o donna.

 

Il Cardarelli affermava che la poesia nasce dalla disperazione e muore nel dolore… ebbene la parola della Cottone nasce dal bisogno di arginare la disperazione e si sviluppa nelle circostanze di quella solarità d'anima capace di mutare la sofferenza in un dolce elegia, fenice di una rinovellata gioia di vivere.

 

Rita Cottone pubblica le sue poesie su un portale web alla pagina www.ritacottone.scrivere.info e le sue opere hanno ottenuto consensi in diversi eventi letterari, ricevendo fra questi una menzione d'onore con l'elaborato "Tra silenzi e bugie" all'ottavo concorso di poesia "Castello di Sopramonte", tenutosi a Prato Sesia il 23 settembre del 2012 oltre ad un prestigioso primo premio con la lirica "Il bambino della guerra" al concorso "Scrivere Poesia 2011" , celebrato nel luglio 2011 nella capitale.                                                                 

 

 

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Rita Cottone
Antonio Sgarbossa - Mara Zilio
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